Cristo Re

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Siamo di fronte a una pagina del Vangelo impegnativa e importante. Impegnativa visto il tema trattato, ma anche molto importante visto che è l’ultima parola di Gesù prima del racconto della sua Passione. Da qui in avanti inizierà quell’ostilità che porterà all’arresto e alla morte. Questa è dunque l’ultima parola pubblica di Gesù prima della sua Pasqua e forse ciò spiega in parte il carattere solenne e definitivo. Mettiamoci nella prospettiva dei discepoli: quell’uomo che hanno amato e dal quale hanno imparato i valori della vita, l’attesa del Regno, la loro relazione con Dio… ora sta per essere trucidato. Quale fallimento peggiore potremmo pensare?

Se ci mettiamo da questa prospettiva, quella dei discepoli, forse capiamo che il tono del giudizio e della paura (di un Dio che separa e manda all’inferno) non era il punto centrale di questo messaggio. Per gli interlocutori di Gesù -a differenza di noi- che Dio fosse giudice non era soltanto qualcosa di ovvio, ma qualcosa di sperato. Il giudizio universale che abbiamo imparato a guardare con timore, sentendo tutta la nostra povertà e insufficienza, è in realtà stato guardato da moltissimi ebrei contemporanei a Gesù come il momento di liberazione. Non si considerano infatti imputati, ma come parte civile che attende un risarcimento.

Gesù in questo dice qualcosa di nuovo per noi moderni -abituati a pensare che Dio è infinitamente buono e salva tutti- ma non di nuovo per i suoi interlocutori che attendevano quel giorno di manifestazione del giudizio di Dio come un riscatto. Gli ebrei oppressi dai romani vedranno finalmente i loro nemici cadere. Che Dio sollevi l’umile e schiaccio l’oppressore, che Dio sia al di qua del bene e del male e non “indifferente al grido del povero” è scritto nel credo di sempre. La novità sta nel fatto che non erano “tutti i popoli” a partecipare di questo riscatto, ma solo gli ebrei.

Anche su questo punto però vorrei fare una piccola attualizzazione. Che il male della vita che io faccio –o che ci facciamo gli uni gli altri– sia destinato a morire o a restare infruttifero… e che l’unica cosa che rimane e che rimane di noi nel ricordo degli altri e nelle generazioni future sarà il bene e la dedizione che abbiamo compiuto gratuitamente… questa è una esperienza che già facciamo!
Non dovremmo quindi impressionarci molto rispetto al fatto che Dio butterà nel fuoco tutta l’oppressione ed è interessante l’espressione che usa: “il fuoco preparato per il Maligno e i suoi angeli”, ovvero la distruzione dell’oppressione e di tutte le sue forze.
Se quel giorno sarà per me una purificazione dei miei affetti… ben venga quel giorno! È importante imparare a riconsiderare il giudizio di Dio e il giudizio sulla mia storia, sulla mia vita (quel momento di verità che faccio tra me e me) come un’opera di bene e non come una paurosa condanna fine a sé stessa. È l’opera di liberazione da un fardello e non la punizione o la vendetta di un’altro più potente di me… tutto questo significa semplicemente recuperare un modo di vedere che era nel contesto di Gesù.

La novità di questa pagina tuttavia non sta in questo “giudizio”. Gesù sta per morire in Croce e i suoi verranno perseguitati (“beati voi quando vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli). Avranno dentro di loro una battaglia da compiere per restare fedeli a Cristo. Anche oggi ci sono tantissimi uomini di buona volontà che fanno la loro quotidiana fatica per non dare spazio nel loro cuore alla logica cinica del mondo, per restare fedeli a questo insegnamento, per rimanere attaccati alla verità della propria fede…
Ecco: sapere che questa è la cosa più preziosa del mondo! Sapere che “la fede del piccolo discepolo” che verrà messa alla prova –perché andrà in carcere, verrà denudato, si troverà straniero…– è la cosa più preziosa! Così preziosa che qualunque uomo al mondo –anche senza conoscere Gesù– qualora si adoperasse per sostenerla, per aiutarli, per prendere le parti di chi si è fatto debole e povero per Cristo, allora è come se avesse accolto Cristo stesso.

Oggi forse non si va più in carcere, oggi forse non si è più stranieri per Cristo, oggi non saremmo messi alla prova? Non è vero! Si è stranieri e nudi ugualmente. Si è oltraggiati come in ogni tempo se si resta fedeli a Cristo. Si è in gran parte “dei disadattati” se si sta attaccati a Cristo. Questa è la mia esperienza. Eppure, chiunque ti sostenga nella prova -anche senza conoscere Cristo- chiunque non si scandalizza davanti alla Croce, chi non si scandalizza del Vangelo, avrà accolto la forza della Croce stessa. Lo aveva già detto: “chi accoglie voi accoglie me…” Chi, indipendentemente dalla religione o cultura o sesso, resterà colpito dall’amore gratuito dei discepoli perseguitati, dalla loro testimonianza, dalla potenza del loro gesto… è come se avesse conosciuto Cristo stesso. Perché è solo questo l’amore più importante che salva l’uomo e l’unico che resiste alla storia.