Domenica del Perdono

Letture

LETTURA Sir 18, 11-14
Lettura del libro del Siracide

Il Signore è paziente verso di loro ed effonde su di loro la sua misericordia. Vede e sa che la loro sorte è penosa, perciò abbonda nel perdono. La misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente. Egli rimprovera, corregge, ammaestra e guida come un pastore il suo gregge. Ha pietà di chi si lascia istruire e di quanti sono zelanti per le sue decisioni.

SALMO Sal 102 (103)

Grande è la misericordia del Signore.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno. R

Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente
su quelli che lo temono. R

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. R

EPISTOLA 2Cor 2, 5-11
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma, in parte almeno, senza esagerare, tutti voi. Per quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dalla maggior parte di voi, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; e anche per questo vi ho scritto, per mettere alla prova il vostro comportamento, se siete obbedienti in tutto. A chi voi perdonate, perdono anch’io; perché ciò che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l’ho fatto per voi, davanti a Cristo, per non cadere sotto il potere di Satana, di cui non ignoriamo le intenzioni.

VANGELO Lc 19, 1-10
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Questa settimana ci siamo svegliati nell’incubo di una guerra improvvisa, folle e vicina. L’Europa si è sentita improvvisamente più fragile e vulnerabile. Per tanto tempo non avevamo più pensato alla guerra, non pensavamo che la guerra potesse riguardarci così da vicino. Forse avevamo dato per scontata la pace.

Oggi è come salire sul sicomoro di Zaccheo. Si vede da un’altra prospettiva tutto quanto.
La democrazia non è scontata, può esserci anche la dittatura.
La pace non è scontata, può venire anche la guerra. La pace è un dono del quale abbiamo goduto, forse senza troppo rendercene conto.
La libertà di espressione, di opinione, di stampa, di informazione, di fede… possono essere censurate in fretta e cancellate da qualche propaganda censoria. La libertà è una realtà fragile.

Oggi, come Zaccheo, siamo costretti a salire sul sicomoro per guardare più lontano, oltre il nostro quotidiano orizzonte, verso est, dove forse non avremmo mai guardato.
Cosa vediamo guardando in quella terra che prima non consideravamo nemmeno? Ce lo raccontano i telegiornali ogni giorno: ci sono famiglie che resistono a una invasione, molte delle quali lottano per non avere un governo fantoccio, per non perdere la loro libertà e la loro democrazia. Per dare ai loro figli un futuro migliore, lontano dalla dittatura.

Bisogna dirlo chiaramente: al di là di tutto, qui siamo di fronte a gente semplice che non vuole finire sotto un regime come accade in Bielorussia o in Cecenia. Noi vediamo persone che amano la vita ma anche che sono disposte a grandi sacrifici per difendere quella dignità inviolabile di ogni uomo: la dignità di avere una libertà e poter contare ancora domani su una casa sicura e non una casa che può essere improvvisamente bombardata.   

Se è vero che Gesù si mostra in chi porta la sua Croce, forse lì, tra quella povera e semplice gente che subisce violenza, e in particolare nei più piccoli e innocenti, noi intravediamo la presenza di Gesù. E allora siamo chiamati in prima persona da Lui. Se lo intravediamo, anche se lontano, Lui non ci lascia indifferenti ma ci interpella.

Tu Giacomo, Andrea, Giovanni, Francesca… quanto sei disposto o disposta a rinunciare del tuo benessere o del tuo portafoglio, per chi scappa, per chi chiede sicurezza, per chi vuole la pace? Quanto sei disposto a scomodarti per loro che ora soffrono? Oggi questa è la domanda che Gesù ci rivolge. Lui vuole venire a casa nostra ed entra così (contro ogni facile retorica) nella nostra quotidianità.

Quanto sei disposto a pregare –a dire anche solo una decina del rosario ogni giorno– o a dover abbassare il riscaldamento, a vedere il prezzo della pasta o della benzina salire, per difendere quella povera gente dal ricatto di qualche dittatore? Quanto ora sei disposto a dare per il prezzo, non solo della tua pace e sicurezza, ma di quella di chi ha avuto solo la disgrazia di nascere un po’ più a est di te?

Ricordate che nel 1939, quando il rumore della guerra scuoteva l’Europa, si scriveva su un giornale francese “Perché morire per Danzica?”. Se non vedi nelle persone oppresse la traccia di Cristo, se non sali sul Sicomoro per guardare lontano e sentirlo vicino, non avrai alcun motivo, non dico per morire, ma neanche per fare alcun sacrificio.

Se invece hai visto Gesù, se hai visto la bellezza e dignità di questa gente che “resiste” per la libertà dei suoi figli – non importa cosa pensavi politicamente, non importa di che partito sei (fariseo, pubblicano, zelota…) – se salendo sul sicomoro hai visto cos’è resistere sotto le bombe per amore dei tuoi figli… spegnere il riscaldamento, accogliere migliaia di immigrati che arriveranno… saranno gesti che faremo contenti di poterli fare, senza lamentarci ma ringraziando perché abbiamo un motivo per vivere e inoltre noi almeno abbiamo la pace. Sarà come uscire dal torpore di chi pensava solo a sé stesso per scoprire improvvisamente che questa vita –che ugualmente finisce per tutti– può essere spesa per un bene.

Così, molto concretamente, restituiremo quella pace e quel benessere che talvolta abbiamo anche rubato facendo pagare ad altri il suo prezzo.